Avvento



un tempo per agire e sperare

L'Avvento è il tempo dell'attesa, ma non di un'attesa passiva. È il tempo in cui il cuore si dilata, i sensi si affinano, e la nostra vita si prepara per qualcosa di straordinario: un incontro. È l'attesa di Dio che viene, ma anche di noi stessi, chiamati a diventare ciò che ancora non siamo.

In un mondo che corre senza sosta, il primo atto rivoluzionario dell'Avvento è fermarsi. Fermarsi non per indugiare, ma per ascoltare. Ascoltare il grido della terra, dei poveri, delle relazioni spezzate. Ascoltare il desiderio di verità che spesso soffochiamo con le illusioni. L'Avvento è un invito a mettere in discussione ciò che ci tiene prigionieri: consumismo, superficialità, paura.

"Vigilate!" ci dice il Vangelo. Vigilare è un verbo attivo, non uno stato d'animo. È la scelta di tenere aperti gli occhi anche quando vorremmo chiuderli.

È la decisione di non rassegnarci al buio, ma di cercare la luce. Ed è nella luce che troviamo la vera rivoluzione dell'Avvento: non un Dio potente, ma un Dio che sceglie l'umiltà, la fragilità, il margine.

Cosa significa vigilare oggi?

• Nel nostro tempo personale, vigilare significa rompere il guscio dell'egoismo. È scegliere di perdonare, di rimediare agli errori, di non procrastinare la tenerezza.

• Nel nostro tempo sociale, vigilare è denunciare le ingiustizie. È rispondere con gesti concreti alle necessità del mondo: un pasto condiviso, una parola di conforto, una firma per la giustizia.

• Nel nostro tempo globale, vigilare è proteggere il creato. La nostra attesa è anche per una terra che respira, un'economia che non divora, un futuro per le prossime generazioni.

Gesù nasce in una stalla, ai margini del potere e della visibilità. Questo ci parla di un Dio che non si trova nelle chiese o nei palazzi, ma nelle periferie. La nostra Betlemme di oggi è ovunque l'umanità soffre e spera: nei campi profughi, nelle città devastate dalle guerre, nei cuori che portano il peso della solitudine.

Dio ci invita a riconoscerlo lì, dove spesso non vogliamo guardare.

Ma riconoscerlo non basta: dobbiamo agire. L'Avvento è il tempo di un'azione semplice e concreta, ma decisiva. Possiamo iniziare con piccoli gesti:

• Condividere ciò che abbiamo, anche se poco.

• Riconciliare una relazione ferita.

• Dare tempo a chi lo chiede, senza calcolare il ritorno.

Ogni gesto d'amore è una scintilla che anticipa la luce del Natale. Non si tratta di essere perfetti, ma di essere fedeli. "Ecco, sto alla porta e busso",

dice il Signore. Aprire la porta significa cambiare qualcosa di noi e del mondo. Significa lasciarci attraversare dalla speranza.

Non attendiamo il 25 dicembre per vivere il Natale. Il Natale inizia qui, nell'Avvento, quando scegliamo di fare spazio. La luce viene, ma non invaderà mai. La luce si posa lì dove trova un cuore che la accoglie, che la diffonde.

Il tempo è breve, ma la promessa è grande. Non lasciamoci rubare la gioia dell'Avvento. Camminiamo insieme, scegliendo di amare in ogni piccola occasione.

Questo è il cambiamento che Dio ci chiede: non parole vuote, ma vita piena.

E così, giorno dopo giorno, avremo un Avvento che non solo prepara il Natale, ma trasforma il mondo.

Buon cammino e buon Avvento!

(Gianni Urso)

Buon cammino di Avvento!